La ricetta è relativamente semplice, e ci avevano già pensato Elliott Erwitt e molti altri: si entra in un museo, meglio se famoso e sovraffollato, e si cerca di resistere alla tentazione di guardare “solo” le opere, volgendo lo sguardo anche sui visitatori, sui gesti, sugli sguardi, e poi sulle forme, le luci, le ombre, ...