In memoria di Giuliano

Quando muore un uomo muore il mondo. Quando muore un amico è come se morissero due mondi. Quando muore un artista muore l’universo. Ora il tempo e lo spazio sono diventati più aggressivi: Giuliano non c’è più, e senza di lui non so se riusciremo ad affrontarli, a combatterli, a impedire che dilaghino nel mondo e ci schiaccino. Senza di lui, siamo più deboli. Mi aveva parlato spesso del suo bisogno di anticipare la morte impedendole di decidere al suo posto, e a volte anche della sua stanchezza, di quel male di vivere che ognuno di noi riconosce talora nel volo del falco o nella luce che cambia, ma che lui incontrava nella resistenza della materia alla sua volontà di modificarne la forma e la sostanza per trasformarla in un’immagine della sua anima. Ma non credevo che sarebbe successo davvero: l’energia di Giuliano, la sua vitalità, la sua forza, quella sua capacità di leggere l’incanto di ogni momento di ogni giornata, mi sono sempre sembrate inesauribili, invincibili, immortali. Invece, Giuliano si è tolto la vita. Non riesco neanche a chiedermi perché, e poi non cambierebbe nulla se lo sapessi. Questo soltanto posso dire: che la poesia, la sensibilità, l’emozione, sono fragili sussurri nel rumore del mondo. E quando muore un uomo, la sua vista si confonde con il sole, il suo odorato con la terra, il suo gusto con l’acqua, il suo udito con l’aria, la sua parola con il fuoco.

Giuliano Azzoni (scultore e poeta) 1953-2011.
In questo stesso blog: [Per Giuliano Azzoni, 1997] [Stanze, 2009]

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