Urbino per me è come una porta per raggiungere le profondità dell’anima, e così è stato anche questa volta. Ho vagato lasciandomi incantare, come se cercassi di rivivere qualcosa che avevo solo sognato. Poi, lasciando la città ideale, mi sono perso nei campi di grano tagliato e bruciato, cercando lo sguardo di Mario Giacomelli e il silenzio assordante della sua poesia…