Il suono del mare 1

Sono tornato da poco, e la fatica di vivere in questo paese che si sta sgretolando senza rendersene conto e nella più assoluta indifferenza riaffiora già sotto la pelle, come un’ombra capace di entrare dalla finestra mentre stai leggendo un libro che ami, un’ansia instabile, ignara del valore del tempo, una forma di paura latente, ma non nel senso letterale della parola, più simile al panico che si prova quando tutto appare ormai invano. Niente di tutto questo avrebbe su di me il minimo effetto, meno che mai dopo essere riuscito a tornare nella mia amata Grecia, se non fosse che il disagio che provo questa volta mi circonda come un rumore di fondo insopportabile, come il brusio una piazza grigia e trasandata, dove una folla senza corpo nè anima urla mentre tutti urlano, tace quando sarebbe il momento di parlare e non sa più sussurrare frasi che altri possano cogliere. Mentre maschere vuote e altre comparse si affacciano dai balconi, ridendo probabilmente di noi. Continuerò a combattere, o a resistere, ma confesso che ho sempre più voglia di andare via di qua. Non sopporto quasi più il chiasso generico e le frasi costruite ad arte per confondere le idee e gettare ogni verità in qualche discarica abusiva. Amo il suono del mare, e lo registro in silenzio mentre il vento si insinua nel microfono, i passi sfiorano la sabbia e voci rasserenate da un bicchiere di ouzo o di retsina dialogano in un’altra lingua, che ormai comprendo ma in cui fingo volentieri di perdermi. Terrò le immagini per me questa volta, aspettando che riemergano come conchiglie o stelle marine. Condividerò invece il suono del mare, sperando che qualcuno riesca ancora a riconoscerlo, e magari lo adoperi come lo sguardo degli dei contro la “ybris” degli uomini che non so più come né perché pretendono di governarci, guidarci, spiegarci, raccontarci, insegnarci, quando non sanno neppure ascoltare. In quei suoni so che c’è un segreto, ma non sono mai riuscito a decifrarlo, forse perché è così semplice che non sembra possibile. Forse perché ci restituisce immediatamente quasi tutto quello che abbiamo lasciato distruggere o che noi stessi sperperiamo ogni giorno, e ci sembra troppo, così, tutto in una volta: la quiete, la lentezza, l’amore, l’unicità, la distanza, la nostalgia, l’eternità. Dedico questi suoni a tutti coloro che si ricordano ancora che nessuno è un’isola, e che ogni isola è il mondo per chi non ha paura di navigare e sa guardare ancora una volta verso l’orizzonte.

One comment on “Il suono del mare

  1. rosamaria Aug 11,2009 11:36 am

    In Grecia ho visto per la prima volta le ochette sguazzare nel mare: mi è parsa l’unione di due mondi che per me erano separati. E’ forse questo l’equilibrio, l’integrazione, la pace?
    Chi pretende di governarci si è guadagnato con l’inganno il consenso dei più; ora ha finalmente mostrato la sua vera faccia, ma molti, troppi, sembrano non accorgersene… :(
    E poi non è solo il governo ad ammantarsi di una parvenza di legalità, che in realtà forse non è mai esistita. Più d’una volta, nel mio piccolo, ho visto comportamenti analoghi in persone alle quali ero (e sono) subordinata ed anche in quel caso sembra che i più non se ne rendessero conto.

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