Ieri era un giorno malinconico: il caldo a volte fa affiorare ciò che si nasconde nelle nostre profondità, come acqua delle sorgenti o magma dei vulcani. E tutto esplode in un attimo, lasciando una spaccatura nella roccia, o una caldera disseminata di rose del deserto. Così mi sono messo a cucinare, mi piace in certi momenti dedicarmi a qualcosa di semplice e ripetitivo, e allo stesso tempo senza limiti. Ho messo l’acqua a bollire, con il sale grosso che ormai uso quasi in modo esclusivo, perché sa di mare. Ho messo al fuoco una piccola pentola, con olio e due o tre grosse cipolle rosse di Tropea affettate sottili sottili. L’odore del soffritto risveglia i sensi al di là del bene e del male, aiuta a ritrovare la realtà quando sembra svanire nelle ansie o nelle parole. Così ci si può lasciare andare di nuovo a quell’improvvisazione controllata che in cucina è essenziale tanto quanto per poter comporre della musica, o per scrivere un racconto ispirato a un sogno. Poi, mi sono lasciato trascinare dall’intuito. Nelle cipolle che friggevano ho messo acqua minerale gassata, non so spiegarlo scientificamente ma le addolcisce e le addensa. Poi le ho annegate nel vinsanto e le ho lasciate a macerare, con un pizzico di sale. Quando le ho viste appassire come pensieri stanchi ho aggiunto prezzemolo, basilico, pepe di cayenna, uvette e pinoli. E poi della salsa di pomodoro, abbassando il fuoco. A poco a poco sono diventate come una crema. Allora ho buttato le orecchiette nell’acqua bollente, le ho cotte al dente, le ho scolate e le ho messe in una terrina grande, versando sopra la crema, tanta crema cremisi, profumata di Calabria e di incertezza. C’era qualcosa di etereo e qualcosa di concreto, un po’ di pesantezza e un po’ di leggerezza. Ma mancava e manca ancora qualcosa. Un profumo, un sapore, qualcosa che contrasta, anche in modo violento, come la luce del mattino rispetto alla notte. Cosa potrebbe essere? A parte l’amore. Ci sto pensando anche adesso. L’anice stellato? Un po’ di brodo di crostacei? Della feta greca? Della bottarga forte? Mezzo peperone rosso frullato a crudo e a freddo? Aiutatemi…
quello che manca è un’atmosfera intima con candele, fiori, musica …
..e se mancasse un pò di musica a condire il tutto? provi con Le Onde di Ludovico o l’Estro Armonico di Vivaldi (per le ricette che contengono peperoncino)… A volte basta solo una musica leggera nell’aria e la vita (e la cucina) ri-prende sapore..
Alice
Carlo ha ragione: ma la cucina è come la scultura, si può fare “per via di levare” così come “per via di mettere”, come dicevano gli antichi. L’aggiunta di tonno e sesamo è intrigante: la malinconia cederebbe il posto a quella sana sensazione di meraviglia che a volte abbiamo al risveglio, dopo aver dormito il sonno dei giusti…
Potrebbe convenire “togliere” qualcosa! Troppi sapori insieme certe volte si annichiliscono a vicenda. Toglierei il prezzemolo e aggiungerei il basilico solo alla fine della cottura, un trito che diventa anche molto decorativo. . .
…filetto di tonno tagliato a cubetti velocemente passato tra semi di sesamo e fatto tostare leggermente ?
Buon appetito!
Francesca