Mi sono chiesto spesso se in questa emergenza sanitaria è ancora possibile parlare apertamente di politica e di implicazioni sociali della politica. Me lo chiedo perché sembra che non si possa più parlare di nient’altro che di virus e vaccini, in quanto tali e per di più con argomentazioni semplificate: o pro o contro, anche se non si sa bene a pro di chi e contro di chi. In realtà penso che si debba tornare a parlare anche di cose più “serie”, dove l’aggettivo serie non significa che altri dibattiti siano ridicoli, ma solo che è il caso di recuperare argomenti di conversazione che permettano di confrontarsi sulla decodifica degli scenari attuali e sulle prospettive per il futuro. In una parola, interpretare politicamente (e criticamente) questo periodo in cui ci siamo ritrovati di punto in bianco a dover cambiare modi di vivere e di relazionarsi gli uni con gli altri, perdendo progressivamente di vista qualunque alternativa a qualunque decisione, come se una forza maggiore e imprescindibile cercasse di impadronirsi di ciò che resta del nostro libero arbitrio.
Mi vengono in mente molte domande a cui non è stata data una risposta, forse perché non ci sono interlocutori. Comincio da queste domande, non prima di mettere le mani avanti per ricordare che non è di malattie e cure che intendo parlare, anche se a volte può sembrare: in realtà vorrei solo parlare delle scelte e delle decisioni che sono state prese da un anno e mezzo a questa parte; è inevitabile che virus e vaccini siano nominati, ma le domande sono centrate sulle politiche adottate, sui diritti e sui doveri, sul concetto di libertà, sulla Costituzione, sulla comunicazione e sull’informazione. Insomma, su quello di cui si dovrebbe parlare ogni giorno indipendentemente dalle circostanze…
Prima domanda: la strategia informativa che è stata adottata da subito per parlare del CoVid è stata basata quasi esclusivamente sul terrore, sui mille modi di impaurire le persone. Era l’unica strada possibile? Non si poteva puntare ad un’informazione non dico più “rassicurante” ma più pacata, più seria, meno basata sull’enfasi e sull’eclatante? Non si potevano informare meglio i cittadini senza alludere all’apocalisse? Anche perché dei cittadini terrorizzati non ragionano, mentre dei cittadini informati possono ragionare e avrebbero potuto anche capire le ragioni del governo. Perché non si è fatto?
Seconda domanda: perché non si è assolutamente fatto nulla per scindere i ragionamenti e le elaborazioni possibili sul piano medico e sulla Ricerca Scientifica ricollegabile all’emergenza da tutto quello che riguardava e avrebbe dovuto continuare a riguardare la politica e i suoi argomenti di confronto abituali? Perché, in pratica, si è impostato tutto, a partire dalla discussione politica, esclusivamente su dati sanitari e statistiche sulla pandemia e non su ciò che avrebbe dovuto continuare a essere oggetto di discussione, come i diritti e i doveri dei cittadini, la discussione degli articoli della Costituzione che parlano della salute e della sanità o le implicazioni sociali delle disposizioni attuate? Come corollario a queste domande, aggiungerei che se proprio fosse il caso di stabilire che un argomento di discussione debba prevalere su altri, preferirei comunque che si trattasse di qualcosa che ha delle implicazioni etiche…
Terza domanda: considerando che è stata subito dichiarata una pandemia, cioè un epidemia globale che riguardava tutti i paesi, perché non si sono fatte alcune cose che forse sarebbero state utili, ad esempio attivare un gruppo di lavoro internazionale, sotto l’egida dell’OMS magari, con il compito di cercare un rimedio o una cura o una qualunque altra soluzione, in modo aperto, trasparente, in nome e per conto di tutta l’umanità? Perché invece ci siamo rinchiusi nei nazionalismi a tal punto da chiudere le frontiere? Peraltro, pandemia significa che il virus è già dappertutto e quindi non aveva neanche senso chiudere le frontiere per proteggersi. Proteggersi da chi?
Quarta domanda: perché si è parlato sempre e soltanto di vaccini e non si è mai considerato qualunque altro tipo di rimedio che magari avrebbe potuto essere altrettanto efficace rispetto al tipo di patologia? C’è per forza di cose soltanto il vaccino? Chi l’ha detto, chi l’ha stabilito? Se è vero che mancavano informazioni e dati sulla malattia e non si capiva bene come procedere in questa situazione, come si fa a dire con sicurezza assoluta che il vaccino è l’unico rimedio è che non ce ne sono altri? Cos’è che non dobbiamo sapere?
Quinta domanda: ci si è resi conto che le disposizioni che sono state emanate erano solo decreti che dicevano l’uno il contrario di quello che si era detto un mese prima e di quello che si sarebbe detto un mese dopo? E che si è continuato a stabilire delle misure di contenimento in aperto conflitto con i principi costituzionali o leggi esistenti? Oppure misure palesemente contraddittorie e palesemente esagerate? Perché non c’è mai stato un coordinamento generale che stabilisse quali misure erano effettivamente da prendere e lo facesse una volta per tutte in maniera chiara semplice da capire, senza che quanto stabilito potesse essere smentito il giorno dopo da qualcun altro?
Sesta domanda: perché le misure che sono state prese all’inizio della pandemia e che dovevano risultare efficaci non lo sono state? E perché a distanza di tempo e quindi con più dati e con più informazioni a disposizione sull’andamento di questo tipo di malattia non si sono prese decisioni più organiche e più coerenti, insistendo su prese di posizione limitate o inventando strategie complesse, cervellotiche e soprattutto senza che dall’anno scorso si sia registrato un miglioramento delle condizioni in cui ci si muove, si lavora, si vive…
Settima domanda: al momento attuale sono stati fatti studi seri e approfonditi su come si propaga il contagio, su quali sono i ritmi reali e la pericolosità effettiva e soprattutto su quali sono i casi in cui è più probabile che si verifichino condizioni critiche? È stata fatta ad esempio un’indagine sui luoghi di assembramento e su come la diffusione contagio si configura il rispetto a quei luoghi? Questo potrebbe dare delle risposte a domande che restano inascoltate come le altre, del tipo: perché si chiudono i musei per evitare assembramenti ma i supermercati sono aperti? In quale dei due casi si riscontra il maggiore assembramento?
Ottava domanda: il Green Pass si può definire un documento, una certificazione, o è uno strumento di controllo? Ci sono vari indizi che configurano il GP come elemento di controllo; non ci sono ancora dati specifici in proposito, ma ha tutta l’aria di una porta per entrare nelle schede sanitarie dei cittadini: potrebbe quindi essere usato in modo improprio, come tutto quello che viola palesemente la privacy. Potrebbe essere usato ad esempio per discriminare categorie di persone nei luoghi di lavoro. Ne consegue un’altra domanda: dove sono i sindacati, che sono sempre stati pronti a difendere i lavoratori da qualunque forma di discriminazione ma non si accorgono adesso delle infinite forme di discriminazione legate al GP? Si configura un mondo in cui chi ha il GP può fare quasi tutto e chi non ce l’ha non può fare quasi niente; e se è vero che c’è gente che è stata ricattata al lavoro o a scuola (fai il vaccino o non lavori qui…) ci sono buoni motivi per credere che il GP non sia usato come lasciapassare – il che sarebbe già discutibile) ma come un modo per includere parte dei cittadini escludendone altri. Qualcuno ricorda quando si è verificata l’ultima volta in Europa una situazione simile?
Nona domanda: l’obiezione tipica di chi si oppone a qualsiasi critica alle misure che sono state adottate o meglio alle ragioni per cui sono state adottate è che la salute è più importante di qualunque altra cosa ed è la stessa Costituzione che all’articolo 32 dice che si può derogare al principio del diritto alla salute inteso come volontà individuale – quindi anche il diritto di non vaccinarsi – scavalcandolo per esigenze superiori legate a pericoli reali. Ma allora perché il governo non si è mai assunto la responsabilità di emanare una legge, come richiesto dall’articolo 32, per derogare al principio della Salute come scelta individuale e obbligare tutti o cittadini alla vaccinazione o a qualunque altra procedura si ritenga utile e si dimostri utile al contenimento del contagio? Perché usare palliativi come il GP, che serve soltanto a non assumersi le responsabilità che i politici al governo non vogliono assumersi, considerando che se dovessero essere trasformati in legge molti dei provvedimenti in forma di decreto non passerebbero mai perché entrerebbero in conflitto con la Costituzione e anche con i trattati internazionali, che non sono poi come può sembrare a prima vista dei “pezzi di carta” …
Decima domanda: perché tra i settori più colpiti dalle misure di contenimento ci sono tutti quelli legati al turismo alla cultura e al benessere dei cittadini? In sostanza perché ci si accanisce tanto contro questi settori? Perché non sono considerati produttivi? Ma questa è una visione “vecchia”: in un Paese come l’Italia tutto ciò che è cultura, prodotto culturale, consumo culturale non può essere considerato attività improduttiva: l’Italia vive di questo, è grazie a questo che mantiene alta la sua immagine nel mondo. Inoltre, moltissime persone lavorano in questi settori, l’arte, il teatro, il cinema e l’intrattenimento, la musica e tutto quello che è legato alla tutela dei beni culturali. Perché si è applicata una visione vecchia e stantia dell’industrializzazione e dello sviluppo economico? Perché non si è approfittato di questa emergenza per disegnare una nuova visione dello sviluppo economico che tenesse conto della possibilità di generare risorse anche in settori dove finora era stato più difficile? Forse questa è la domanda a cui nessuno riuscirà mai a dare una risposta sensata…
Undicesima domanda: se tutto quello che ha a che fare con l’arte e la cultura viene sacrificato, ci si rende conto che si fa un danno indiretto alle persone e che se si privano le persone del diritto di viaggiare, di conoscere, di confrontarsi con la storia e con la bellezza, si toccano aspetti che fanno parte del benessere e della salute? Come si possono sacrificare così tante cose che influiscono positivamente sulla salute in nome della Salute? Come è possibile questo? È una contraddizione che si percepisce anche in altri settori; ad esempio gli ospedali sono tutti centrati sul covid-19 e molte prestazioni ordinarie che riguardano la salute dei cittadini rispetto ad altre malattie o altre patologie vengono messe in secondo piano: lentezza esasperante nelle visite di controllo, scarse possibilità di ricoverare certe tipologie di malati… tutto questo produrrà dei danni immensi, in nome della Salute. Chi si assumerà la responsabilità di questi danni collaterali? Sono danni prodotti da delle decisioni che sono state prese e che tornando alla prima domanda o alla seconda dovremmo chiederci se erano le uniche possibili. Forse c’era qualcosa di meno devastante…
Dodicesima domanda: perché questa insistenza sul Green Pass? Che cos’è GP se non un modo per controllare indirettamente i cittadini su ciò che fanno e sulle scelte che hanno fatto rispetto al diritto di scegliere garantito dalla Costituzione? Perché si vogliono dividere i cittadini in due gruppi? Perché tutta questa campagna di rancore e di aggressività nei confronti di chi non si vaccina? Può essere una scelta dovuta a infiniti motivi, anche di salute a volte. Ma ammettiamo che al governo non importi nulla dei rischi connessi al vaccino, perché non decide di applicare la Costituzione facendo una legge che obbliga tutti a vaccinarsi e assumendosi le responsabilità di quello che vuol dire una cosa del genere (a pensarci bene è una cosa terribile…)? Oppure, se non vuole assumersi le responsabilità del caso, perché non agisce almeno in modo diretto, dimostrando che c’è solo quella soluzione? Senza dare l’impressione di fare gli interessi delle grandi multinazionali farmaceutiche? Già, perché alla fine sono solo delle aziende private a produrre i vaccini e sono le stesse aziende private a combattersi tra di loro per conquistare quote di mercato maggiori… e qui si torna a una domanda precedente: perché non si è fatto nulla per fare fronte comune in maniera trasparente nella ricerca di una cura, una e una sola, di qualunque tipo purché sia realmente efficace?
Infine, che garanzie ci sono che una volta finita l’emergenza si tornerà a considerare validi e imprescindibili almeno i seguenti articoli e le seguenti affermazioni contenute nella nostra Costituzione che in questo momento sono bloccati congelati o violati?
Articolo 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [cfr. XIV] e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso [cfr. artt. 29 c. 2, 37 c. 1, 48 c. 1, 51 c. 1], di razza, di lingua [cfr. art. 6], di religione [cfr. artt. 8, 19], di opinioni politiche [cfr. art. 22], di condizioni personali e sociali.
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Articolo 16
Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche [cfr. art. 120 c. 2, XIII c. 2].
Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli obblighi di legge [cfr. art. 35 c.4].
Articolo 17
I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi.
Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso.
Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.
Articolo 32
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
Articolo 77
Il Governo non può, senza delegazione delle Camere [cfr. art. 76], emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria.
Quando, in casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni [cfr. artt. 61 c. 2, 62 c. 2].
I decreti perdono efficacia sin dall’inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione. Le Camere possono tuttavia regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti.