Queste “poesie d’amore per un’amica romana” sono la cronaca impietosa di una storia sofferta e, in realtà, mai vissuta. Non mi piacciono quasi più. Posso guardare con una certa indulgenza all’ironia a cui si aggrappano, a volte. Posso ancora apprezzare l’immagine dell’airone bianco nel lago. Ma non riesco proprio a riconoscermi nella ricerca delle rime a tutti i costi o in metafore tipo il “sole ridente e fuggitivo”! Dovevo proprio aver perso la testa! E in effetti era così: a volte il desiderio annebbia, e lei ti sembra una dea, e proprio come una dea ti incanta, ti sottomette, ti acceca: ille mi par esse deo videtur…
Vannelli di gloria. Poesie d’amore per un’amica romana (1985-1986)
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