Qualche tempo fa il Comune di Firenze lanciò un concorso di idee per un “marchio” da associare alla città. A essere proprio sinceri, i promotori parlavano di contest per un brand, ma il concetto è lo stesso. Il bando ricordava in particolare che “Firenze, “culla del Rinascimento” e patrimonio dell’umanità secondo l’UNESCO, è una città dal passato straordinario. Ma è anche una città fervida, in costante rinnovamento, che anticipa e sa cogliere le ultime tendenze, anche in fatto di auto-promozione. In un contesto in cui sempre più persone viaggiano e il mondo intero ci sembra un po’ più vicino, città e territori si contendono visitatori, investimenti, talenti. E il city-branding – l’idea di rendere le città dei marchi commerciali – diventa quasi una necessità. È per questo che Firenze, fra le prime città italiane a farsi portavoce di questa tendenza, si rivolge a voi, per chiedervi di realizzare un simbolo che ne diventi il brand unico e riconoscibile universalmente, per la promozione della città e del suo territorio. Aiutate Firenze a trovare il proprio brand!“. Poteva partecipare chiunque, a condizione di osservare alcune semplici linee guida. Ad esempio “il marchio dovrà evocare la sintesi di grazia e unicità che caratterizza Firenze e l’armonia con il territorio nel quale è immersa. Dinamismo, produttività (intesa come “saper fare”), eterogeneità, leggerezza, innovazione, contemporaneità, internazionalità: sono questi i valori di riferimento che il marchio dovrà trasmettere“. Inoltre “il brand dovrà essere chiaro e semplice nella struttura, riconoscibile e coerente, e possedere le caratteristiche generali di originalità, riproducibilità, flessibilità e versatilità. Non dimenticate che cerchiamo un brand “per tutti”, che sarà utilizzato in ambiti anche molto diversi: dal commercio, alle attività culturali, dall’Università, agli eventi, passando per i laboratori artigiani.Ogni attività di Firenze dovrà poter beneficiare di questo brand. E il brand a sua volta, dovrà essere declinabile per differenziare le molte alternative“.
Confesso che quando ho letto il bando, anche se di mestiere non faccio il grafico, mi è venuta voglia di partecipare. Così ho elaborato qualche idea e l’ho realizzata lavorando con ciò che mi è più congeniale: la fotografia digitale. Ecco le 6 proposte che ho inviato agli organizzatori del concorso:
Purtroppo il concorso si è per così dire “inceppato” subito: già poco dopo la scadenza del bando, quando la giuria doveva ancora decidere, Milton Glaser (il grande designer autore del più famoso marchio urbano, quello di New York) intervenne polemicamente – e provocando la reazione dell’allora sindaco Renzi – sostenendo che non era quello l’approccio giusto e che alla fine avrebbe prevalso qualche idea banale. Poi, dopo mesi di attesa, è stato scelto un progetto di Fabio Chiantini, che non solo non ha messo a tacere le polemiche, ma ne ha alimentate altre, al punto che si sono formati addirittura dei gruppi Facebook contrari all’adozione del marchio, sul cui effettivo utilizzo, al momento, sussistono ancora dei dubbi.
Ma a me non interessa più di tanto giudicare i lavori degli altri o ripercorrere le polemiche: ho partecipato al concorso di idee e penso che sarebbe scorretto (e potrebbe apparire interessato) sostenere qualsiasi opinione, per quanto motivata e documentata possa essere. Mi limito piuttosto a pubblicare i miei progetti (il cui taglio è molto diverso dalla grafica minimalista verso cui si è orientata la giuria) e a chiedere a chi vorrà dedicare loro un po’ di attenzione di giudicarli e commentarli. Perché ci tengo molto al parere dei miei soliti 25 lettori, e anche a quello di tutti coloro che si soffermeranno un po’ su questo blog.
Cupolacalice è stata la prima idea a prendere forma e la più faticosa da realizzare. Anch’io penso che sia la variazione migliore. Anche il ponte, ma bisogna essere onesti: come logo è un po’ troppo complesso…
A me piacciono “ponteimpossibile” e “cupolacalice”