Angeli in viaggio (trittico della nostalgia)

Arezzo Firenze Venezia Montalcino Urbino Senigallia Corsica, 2002-2004
Stampe fotografiche, stampe da elaborazioni digitali e stampe laser su acetato

Ormai, ogni volta che si metteva in viaggio vedeva gli angeli. Come raggi di neon improvvisi e sfuggenti dal finestrino del treno nella luce del tramonto. Come volti di pietra impegnati in una conversazione senza avverbi e senza congiunzioni. Quel giorno partì poco prima dell’alba, camminando fino alla stazione tra le pietre della città antica. L’unico rumore era quello delle fontane, le strade erano vuote e i suoi passi rimasero scolpiti nelle buche del selciato e nei mattoni graffiti delle case. Fu come recitare la millesima replica, anche a distanza di poco tempo non sarebbe stato in grado di dire come passò la prima ora. L’unica cosa che ricordava era che si addormentò sulla poltrona. E quando aprì gli occhi vide un altro angelo in viaggio, lei come lui, lui come lei. Rimase immobile per osservarla meglio. Il suo sguardo era distratto dalle nuvole. Guardava verso un mare così vicino e così lontano, forse immaginava una domenica in una piazza dove non aveva mai vissuto un solo momento di spensieratezza, o le mura di un castello illuminato dalle candele di una festa di compleanno. Inutile spiegare di che cosa sono fatti i sogni: a volte sono solo occhi che fissano il vuoto dal profondo delle loro acque. A volte sono solo un racconto, letteratura: ma le parole gli sembrarono azzurre come il cielo e gialle come il sole. La pioggia si asciugò. E i segni sulla sua pelle cominciarono a somigliare alle tracce dell’estate sui campi di grano.

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